venerdì 19 marzo 2010

Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno: La CEI ( Conferenza Episcopale Italiana) denuncia...


Leggendo il nuovo documento dei Vescovi italiani  su "Chiesa e mezzogiorno"   sembra di ritrovare fotografata perfettamente la nostra attuale condizione , sembra quasi che per scriverlo gli Alti Prelati abbiano visitato la nostra città .
I temi toccati nel documento sono molteplici ed importanti tutti ricollegabili alla "questione del Sud"  quali la politica ,il senso civico della popolazione, la necessità di ricostruire una solidarietà nazionale e l'urgenza di superare le inadeguatezze delle classi dirigenti.
Sembra interessante proporre le osservazioni più significative riportandole alla nostra realtà locale .
Tra le accuse più pesanti si legge : " La politica usa il territorio per i voti e poi lo trascura" secondo i Vescovi , infatti  " nell'attuale crisi politica e sociale il Sud dell'Italia rischia di essere "tagliato fuori" dalla ridistribuzione delle risorse e ridotto a un "collettore di voti per disegni politici ed economici estranei al suo sviluppo".
La verità di questa affermazione è lampante a S. Maria C.V. dove  l'unica politica posta in essere da parte di Iodice - Stellato e compagnucci vari è stata quella di svendere il proprio territorio e le proprie risorse a Bassolino e agli speculatori dell'Agro-Aversano
La Cei non dimentica  di certo il ruolo che continua ad avere la malavita organizzata nella perdurante crisi del sud e riafferma, come già fatto nel 1989, che la "mafia è un vero e proprio 'cancro', una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona, avvelena la vita sociale, perverte la mente e il cuore di tanti giovani, soffoca l'economia, deforma il volto autentico del Sud". Osserva in merito che  "negli ultimi vent'anni le organizzazioni mafiose hanno messo radici in tutto il territorio italiano, hanno sviluppato attività economiche, mutuando tecniche e metodi del capitalismo più avanzato, mantenendo al contempo ben collaudate forme arcaiche e violente di controllo sul territorio e sulla società". Secondo i Vescovi quindi Il controllo malavitoso del territorio"porta a una forte limitazione, se non addirittura all'esautoramento dell'autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l'incremento di corruzione, collusione e concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l'intero territorio nazionale".
Ancora in merito alle vicende politico-amministrative  rimarcano come  l'elezione diretta dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni non abbia affatto scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani nell'amministrazione della cosa pubblica, né ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta nella gestione del territorio avrebbe auspicato":  Di ciò ne abbiamo continuamente prova  da parte della nostra amministrazione che è divenuta un modello di mala amministrazione e di continuo  trasformismo, e che come caratteristica di riconoscimento ha quella di aver calpestato la democrazia avendo sovvertito, più volte, il voto popolare.
I vescovi italiani oltre a stigmatizzare la presenza della malavita organizzata al Sud, rimarcano anche e soprattutto  la deleteria  presenza  delle più diffuse forme di corruzione e illecito che arrecano "un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale" del Sud. Mettono quindi in rilievo   che   "L'economia illegale  non si identifica totalmente con il fenomeno mafioso, essendo purtroppo diffuse attività illecite non sempre collegate alle organizzazioni criminali (usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero). Ciò  rivela una carenza di senso civico, che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale, arrecando un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale".
Nel documento si analizzano però le colpe e le mancanze dell'intera collettività, secondo la CEI infatti   "Per risolvere la questione meridionale è necessario far crescere il senso civico di tutta la popolazione, ricostruire la "necessaria solidarietà nazionale", ma viene ritenuto ancor più  urgente "superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti".
In merito alle inadeguatezze delle classi dirigenti ci basti fare un esempio per tutti riferendoci all'operato dei super pagati dirigenti comunali o a quelli dei vari carrozzoni creati appositamente per mantenere gli apparati di " partito " ( più che altro apparati di gruppi di interessi vari e mutevoli , i veri partiti non esistono più) Ma le classi dirigenti inadeguate non sono solo quelle degli Enti Pubblici ,ma anche quelle dei vari Ordini Professionali, dele varie categorie presenti a partire da quelle afferenti alla scuola, alle forze dell'ordine e alla Magistratura 
Non si può inoltre negare che il nostro senso civico sembra essere scomparso negli ultimi venti anni, altrimenti non ci si potrebbe spiegare l'indifferenza e il disinteresse dinanzi a comportamenti riprorevoli che invece vengono ritenuti oramai "normali" : nessuno si scandalizza di fronte a nulla ...niente sembra smuovere oramai la nostra coscienza e di conseguenza le nostre azioni.
Restiamo inermi a guardare quali muti e distratti spettatori uno spettacolo che diventa sempre più indecente ,ma non solo non pensiamo affatto ad intervenire per modificare ciò che avviene e stigmatizzare i comportamenti immorali e vergognosi di molti nostri concittadini ma contuiniamo a convivere con loro facendo attenzione a non far trasparire il minimo segno del disprezzo che abbiamo per le loro azioni : in fondo perché mai inimicarsi qualcuno che potrebbe anche esserci utile un domani????
L’impietoso e veritiero ritratto della nostra società da parte dei Vescovi non risparmia, giustamente la cosiddetta Società civile della quale condanna la mentalità inoperosa e rinunciataria e l’attitudine a delegare ad altri la responsabilità del cambiamento dell’attuale condizione del nostro territorio, non si può infatti disinteressarsi di ciò che ci accade intorno e pretendere che altri invece si sobbarchino l’onere di combattere le  battaglie che noi per interesse personale, per ignoranza  o  per vigliaccheria rifiutiamo di sostenere     
Gli alti Prelati ci invitano quindi a “ contrastare ogni forma di rassegnazione e fatalismo". in quanto "Una mentalità inoperosa e rinunciataria può rivelarsi un ostacolo insormontabile allo sviluppo, più dannoso della mancanza di risorse economiche e di strutture adeguate". Il documento termina con un accorato invito al coraggio e alla speranza, ricordando che "per le comunità cristiane e per i singoli fedeli un atteggiamento costruttivo rappresenta lo spazio spirituale entro cui progettare e attivare ogni iniziativa pastorale per crescere nella speranza" e a tal proposito aggiungono:
"Vorremmo consegnarvi quel tesoro di speranza e di carità che è già all'opera per la potenza dello Spirito nelle nostre Chiese, contrassegnate da una ricchezza di umanità e di ingegno, cui deve corrispondere una rinnovata volontà di dedizione e un più convinto impegno".


A.D.M

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